Il sogno
a cura di Ninni Raimondi
Il sogno
Conosco una vecchia pazza che, aspettando da un momento all’altro
il crollo della propria casa, sta in agguato giorno e notte;
va e viene dalla sua camera spiando ogni scricchiolio
e si irrita perché l’avvenimento tarda a compiersi.
Emil Cioran, Il sistema è lì lì per crollare, 1936
In un quadro più ampio, il comportamento di questa vecchia è il nostro.
La gente ha sopportato le restrizioni e gli obblighi fino ad adesso, ma a furia di tirar la corda arriverà il momento in cui si stuferà e si rivolterà.
Il capitalismo per funzionare necessita di una seppur minima crescita, ora che le materie prime iniziano a scarseggiare il sistema economico è destinato a fallire.
Lo sviluppo industriale, a causa dell’inquinamento, comporterà un cambiamento radicale dell’ecosistema tale da mettere in pericolo la civiltà umana stessa.
È solo questione di tempo, prima che la catastrofe busserà alla porta e l’umanità sarà dispensata del peso che si porta dietro.
Che siano intellettuali alternativi o chiacchieroni da bar, la sostanza del loro blaterare resta la stessa.
Il fatalismo della catastrofe imminente è una tesi a cui è molto più semplice aderire, rispetto alla materialità straziante della catastrofe già in atto.
Non ci sarà bisogno neanche di alzare un dito, in fondo il destino è già scritto, no?
Ogni azione, qualunque essa sia, non potrà cambiare la realtà futura che questi dispensatori di profezie hanno già scrutato punto per punto nella loro sfera di cristallo.
Per questo possono sentirsi totalmente a loro agio nel continuare i loro sproloqui nelle aule d’università o nelle bettole di paese, senza porsi alcuno scrupolo riguardo alla propria inedia.
Chi invece vede la catastrofe nella sua vita quotidiana, nella devastazione spudorata di ciò che resta di selvaggio intorno a sè, nella mansuetudine del gregge umano nei confronti della mano che lo percuote, chi riconosce la miseria di un’esistenza votata alla sicurezza, alla famiglia, al consumo, non se ne fa un bel niente delle fantasiose proiezioni di codesti chiaroveggenti.
Se la catastrofe è la sterile sopravvivenza in questa società, l’unica cosa che l’individualità con tal convinzione può desiderare è la distruzione della società stessa, non in un avvenire ipotetico per mezzo di una legge mitologica, ma qui ed ora per sua stessa mano.
Se davvero la società si trovasse sull’orlo del baratro, piuttosto di profetizzarne la caduta, forse sarebbe più sensato e meno vile darle una bella spinta.