No caro Mattarella, il voto è possibile e doveroso
a cura di Ninni Raimondi
No caro Mattarella, il voto è possibile e doveroso
Ecco perché
Il voto è possibile, le motivazioni di Mattarella non reggono
Due ragioni, queste, che suscitano diverse perplessità. La prima, cioè che le attività legate al voto non siano possibili in fase di pandemia, pare molto debole. In primo luogo, si può osservare che quasi l’intera propaganda e comunicazione politica avviene oggi, nel 2021, attraverso social media e televisione. I comizi sono una cosa da dopoguerra. In secondo luogo, si deve osservare che ci sono diversi Stati, e anche diverse regioni italiane, nei quali si ha votato in piena pandemia.
In terzo luogo, e qui si viene a una riflessione più generale, non si può non preoccuparsi di fronte alla constatazione che la democrazia è fermata da un’emergenza sanitaria che dura da ormai un anno. Tanto più che il voto sarebbe l’unica soluzione nell’eventualità in cui il governo tecnico non avesse la maggioranza in Parlamento. In tal caso, cosa direbbe il presidente? Che allora le elezioni sono diventate possibili, perché il virus è meno cattivo? La contraddizione nel ragionamento salta agli occhi.
La seconda ragione, e cioè che un governo di transizione dai poteri limitati non consentirebbe di affrontare gli urgenti problemi (Recovery Fund e vaccini) che riguardano la nostra nazione, porta anch’essa a dubbi e perplessità. Questa ragione sarebbe adeguata, infatti, nel caso in cui si avesse a che fare con una polis greca o con un Comune rinascimentale. Certamente non con uno Stato moderno, i cui organismi istituzionali funzionano a prescindere da chi si trova al governo. Non è che l’Istat, l’Aifa, i servizi segreti, gli organi di polizia, le istituzioni sanitari hanno smesso di o cominciato a funzionare quando si è passati dal governo giallo-verde al governo giallo-fucsia, oppure hanno funzionato meglio o peggio. Una volta assunto il loro ruolo, i funzionari pubblici non dipendono dal governo di Palazzo Chigi.
A proposito di vaccini e Recovery
La costruzione di un apparato statale indipendente e funzionante è uno di quei cambiamenti, forse il cambiamento, che portò al passaggio dagli Stati feudali agli Stati moderni. Fra cui, per fortuna, rientra anche l’Italia. L’approvvigionamento dei vaccini non dipende da Palazzo Chigi: né Conte né i suoi ministri si mettono, anzi, si mettevano, al telefono a ordinare le dosi, organizzare la logistica, ecc. Lo facevano – e lo fanno – dei tecnici che hanno questo ruolo, e che lavorano a prescindere da chi siede a Palazzo Chigi.
Discorso diverso vale nel caso del Recovery Plan, ma, anche qui, una precisazione è d’obbligo. È vero che l’Ue ha posto dei paletti temporali alla presentazione del piano, ma c’è qualcuno che pensa che Bruxelles farà fallire l’Italia, determinando la sua stessa distruzione, perché c’è un ritardo di due, fosse anche di tre, quattro o cinque, mesi? Non stiamo parlando del Burundi.
La mossa di Renzi
Stupisce inoltre che il Presidente tiri in ballo i ritardi della politica quando, in realtà, sono mesi che la politica si mostra litigiosa e incapace di gestire la situazione, al punto che Matteo Renzi ha perso la pazienza e ha pensato che il limite fosse superato. Come mai tutta questa fretta ora? Prima la situazione non era grave, non c’erano delle urgenze? Domande a cui certamente il presidente ha sicuramente delle risposte che gli italiani vorrebbero conoscere, visto che, per l’ennesima volta, maggioranza permettendo (e se ne può dubitare), saranno governati da gente che non solo non hanno votato ma che non hanno mai nemmeno messo piede in parlamento.