Feltri, ma cosa ti succede?
a cura di Ninni Raimondi
“Personalmente ho constatato che si fa fatica a sco**** una che te la dà volentieri, figuratevi una che non ci sta”.
E poi:
“La povera Michela, entrando nella camera da letto dell’abbiente ospite, cosa pensava di andare a fare, a recitare il rosario?”
E ancora:
“Questo stile di vita notturna è tipico di chi, stremato dalla routine, cerca svaghi oltre la legalità.”
Infine:
“Dopo che hai penetrato la fanciulla, non sei soddisfatto? Nossignori, vai avanti fino all’alba.
Ammazza che forza. Sei un uomo o un riccio? (...) D’accordo che Genovese era carburato dalla coca, ma la cosa non giustifica tanto accanimento sulla passera.”
Questi sono solo alcuni passaggi del “pezzo” ignobile e forse un po' stupido con cui Vittorio Feltri ha commentato su “Libero” lo stupro di una ragazza di 18 anni sequestrata drogata, ammanettata, seviziata e violentata per un giorno intero.
In appena cinquanta righe c’è tutto il repertorio del "maschilismo tossico, stupido e ottuso": la celebrazione, nemmeno tanto velata, del cinico osservatore "distratto" da se stesso.
Un uomo di successo che ha bisogno di “svagarsi”.
Lo slittamento delle responsabilità dal carnefice alla vittima (ennesima variante del "Se l’è cercata”) e persino ai suoi genitori (“a cui bisogna tirare le orecchie”).
La donna vista e raccontata come merce sessuale.
Il tutto con un tono che sarebbe considerato volgare, inadeguato, irricevibile persino nell'ultima bettola di quart’ordine.
Questo non è più giornalismo, oppure opinionismo.
Questo è mota su carta, uno scaracchio d’inchiostro.
Questo sarà anche il pensiero di un maschio, ma non sarà mai quello di un uomo.
Caro Direttore, mi ha deluso!
Buona e serena giornata.