














Odessa, 1° giorno
a cura di Ninni Raimondi
Odessa, 1° giorno
Dopo quasi cinque mesi dall’inizio della terribile guerra portata dalla Russia all’Ucraina, gli scenari sul terreno di guerra nonché quelli delle relazioni fra Paesi coinvolti, Occidente e, più nello specifico anche fra Europa e Stati Uniti, sono in continuo movimento.
Sul terreno di guerra, in Ucraina, stanno arrivando aiuti militari sempre più consistenti, aiuti che rafforzano la capacità di resistenza degli ucraini e svelano, con il passare dei giorni, un’inattesa e costante perdita di terreno da parte dei russi, anche se fra tattica e strategia, questi ultimi sembrano concentrare le loro forze intorno alle porte del Donbass. Una situazione di debolezza da parte russa che, se confermata in prospettiva, non mancherà di avere un suo specifico peso in un futuro negoziato se non di pace, almeno di tregua. Sono apparse infatti in questi ultimi giorni le prime riflessioni sul futuro di un dopoguerra, sottolineate in particolare dal Presidente Draghi a Washington con l’idea di un “Piano Marshall” per l’Ucraina. Un approccio al futuro che ha, per l’Italia e per parte dell’Europa più lontana dai confini russi, l’obiettivo di far sedere al tavolo dei negoziati sia Putin che Zelenski, affinché raggiungano un compromesso. Cosa non da poco, difficilissima e ancora molto lontana ma che rappresenterà una delle vie per delineare, oltre al sostegno militare che l’Occidente continuerà a fornire a Kiev, un orizzonte politico che porti, se possibile, alla trattativa. Spiragli in questo senso si possono inoltre ritrovare nella recente apertura di un canale di comunicazione militare fra Washington e Mosca con la richiesta, da parte del Pentagono, di un cessate il fuoco come condizione per l’avvio di negoziati sui territori occupati dai russi in questa prima fase della guerra.
Nel frattempo, al di fuori del campo di battaglia, la guerra Russo/Ucraina sta portando la presenza della NATO sempre più vicina alle frontiere della Russia, cosa che sembrava essere una delle ragioni principali del suo attacco all’Ucraina. La Finlandia infatti, alla quale seguirà anche la Svezia, dopo una neutralità strategica decisa nel 1948, ha chiesto di aderire con urgenza all’Alleanza atlantica e garantirsi in tal modo quella protezione militare, compresa quella nucleare, e quella sicurezza di cui sente un impellente e comprensibile bisogno. Una prospettiva che rafforza la NATO e aumenta considerevolmente la lunghezza del confine che separerà quest’ultima dalla Russia, raggiungendo circa 1350 chilometri. Ma una prospettiva che, al di là dell’immediato entusiasmo della maggior parte dei Paesi membri dell’Alleanza, incontra anche un’opposizione da parte della Turchia, membro importante della NATO affacciato sul Mar Nero, indipendente rispetto alle sanzioni occidentali nei confronti della Russia e, ad ora, unico protagonista nei tentativi di dar vita a dei negoziati di cessate il fuoco fra le parti in conflitto.
Dal punto di vista del Cremlino, questo allargamento della NATO è vissuto con comprensibile irritazione e ostilità, dove le minacce di escalation nucleare tuonano sempre più forte. Se l’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO rappresenta, come dichiarato dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel “un passo storico per la sicurezza dell’UE”, resta il fatto che tale passo avrà un suo peso nell’ipotetica apertura negoziale con Mosca che si sta fragilmente delineando all’orizzonte.
La guerra in Ucraina sembra quindi ad una svolta e lascia già intravedere tutte le sfide che un possibile negoziato racchiude in sé, non solo per Mosca e Kiev, ma per tutto l’Occidente e per l’Europa in particolare.
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Odessa, 1° giorno, 57 minuti dall'ultimo assalto missili.
Ore 11.40 circa
Sono partito senza niente.
Beh, non è niente perché sono vivo, e oggi ogni ucraino pensa che il valore umano più incredibile sia la vita.
Mi trovo ad Odessa, splendida città e porto sul Mar Nero che, però da ventiquattro ore, è oggetto di fortissime esplosioni, come un bombardamento alla cieca, dovute ai missili russi lanciati a circa 300 Km da qua.
Il centro è stato evacuato dopo che, la scuola più grande. è stata attaccata questa mattina alle 4.30, dal sistema missili a lancio multiplo "Grad".
E' difficile parlare di tutto questo.
Oggi siamo nel 21° secolo, e c'è ancora una nazione che dichiara guerra, con assalto di truppe corazzate e missili, come durante la seconda Guerra Mondiale. Abbiamo sempre sostenuto che siamo cresciuti e che le guerre non ci toccheranno mai, ma eccoci qua, tra gli orrori degli ospedali pieni di feriti e scoppi di missili che prendono di tutto.
Qua, gli abitanti, sono davvero guardinghi sia per strada, sia nei luoghi di incontro.
Tutto il progresso non serve quando si sente, come poco fa, il fischio di arrivo di un missile stracarico di esplosivo e non sai dove fuggire, perché non sai dove cadrà. Terrore pure nei volti delle persone che mi circondano.
E fino adesso, di missili, dalle 2.00, con cadenza di un quarto d'ora circa, ne ho contati 9.
I russi hanno distrutto tutte le infrastrutture - due scuole, quattro asili e tutte le strutture sociali.
Ascolto il mio collega, qua, che si abbandona a un lungo sfogo emotivo: " ho passato la maggior parte del mio tempo a cercare i bambini". La sua commozione è palpabile.
Ci spostiamo sul luogo delle ultime esplosioni, circa 15 minuti fa e sono le 12.40.
Due missili si sono abbattuti, sul porto dove l'ennesimo attacco russo, con missili da crociera, ha abbattuto edifici e generato un incendio.
Il porto è uno dei tre che erano stati designati, meno di 48 ore prima a Istanbul, come punto di partenza per le esportazioni di milioni di tonnellate di grano ucraino, accordo faticoso, raggiunto con la mediazione della Turchia, per sfamare il medio oriente e l'Africa o almeno evitare una crisi alimentare senza precedenti.
Sebbene sempre più lontana dal focus mediatico e dai suoi riflettori, almeno in Italia, dove abbiamo tanti "leoni e gatti" da tastiera che con aria di sufficienza vivono questi avvenimenti da lontano, la guerra in Ucraina imperversa incessantemente e anzi, continuano a emergere dati e fattori capaci di delineare un lungo prosieguo per questo conflitto.
Si parla da tempo di uno scontro che, con intensità via via minore, potrebbe perdurare per decenni ma, proprio nel pomeriggio di ieri 25 luglio, un’accusa mossa da Kiev a Mosca torna ad alimentare quel dibattito incentivandolo la tesi bellica che guarda al lungo periodo.
Nello specifico vorrei mettere al centro l'attacco missilistico avvenuto questa notte fino a due ore fa circa, dove è stata colpita anche la zona del porto commerciale, la stessa definita cruciale nella sottoscrizione dell’accordo sul grano firmato da Mosca appena due giorni fa, il 24 luglio.
Ore 13.26
Tutto è rovina, è macerie.
L'odore acre dell'esplosivo, i gemiti e i resti delle case, sono palpabili.
Procedo per il documento fotografico.
Ci si aggiorna
Da Odessa, per il momento è tutto.

