E se Gesù fosse stato di origine celtica?
a cura di Ninni Raimondi
E se Gesù fosse stato di origine celtica?
Le contestazioni della reale ebraicità di Gesù di Nazareth si perdono nella notte dei tempi: da Celso che riprende la leggenda del Cristo figlio del legionario romano Pantera fino ad Alfred Rosenberg e al suo «cristianesimo positivo». Di storicamente attendibile c’è poco o nulla, anche se il tentativo è interessante come operazione metapolitica. Si tratta di quella che Giorgio Locchi definì «strategia wagneriana», concorrente con la «strategia nietzscheana»: se con la seconda si intende combattere il cristianesimo frontalmente, indicandolo come nemico principale, con la prima si cerca invece di «svuotare» dei significati biblici il significante cattolico, per riempirlo di nuovi contenuti. Siamo, per l’appunto, nell’ambito di una Kulturkampf spirituale e non più in quello della ricerca storica con pretese di obiettività.
Ellenismo e cristianesimo
È con questo spirito che andrebbe letto il pamphlet appena tradotto da Settimo Sigillo, Ellenismo e cristianesimo, di Paul Le Cour. Il nome di questo autore, nato nel 1871 e morto nel 1954, sarà forse familiare ai lettori di René Guénon. I due erano concittadini, entrambi nati a Blois, e si ritroveranno più volte a polemizzare sui fogli del tradizionalismo transalpino. Guénon usava scrivere il nome dell’avversario tutto in minuscolo, paul le cour (in Belgio, «cour» è anche il nome della toilette, ma non crediamo che fosse questa allusione triviale che l’autore tradizionalista aveva in mente). Al centro della curiosità di Le Cour c’era il mito atlantideo. Nel 1926 aveva fondato una Société d’études atlantéennes con Roger Dévigne, che pubblicava anche una rivista, Études atlantéennes. Ma già nel 1927 lasciò il gruppo e creò Atlantis, nome di una nuova associazione e di una rivista omonima.
Gesù Cristo di origine celtica?
Hellénisme et christianisme è un testo del 1943 (il periodo, va da sé, non è esattamente innocente). L’autore francese vi esprime la sua idea di un cristianesimo originario di matrice sostanzialmente greca e di un Cristo di origine celtica. La radice giudaica della religione cristiana sarebbe quindi inesistente, frutto di una corruzione dell’identità originaria del messaggio di Cristo. E quando, in Matteo, Gesù afferma: «Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento. Perché in verità vi dico: finché il cielo e la terra non passeranno, neppure un iota o un solo apice della legge passerà, prima che tutto sia adempiuto»? Per Le Cour «si tratta senza dubbio di un’interpolazione come ce n’erano molte nei Vangeli». Un metodo con cui, lo si capisce bene, si può dimostrare qualsiasi cosa.
Qualche interesse in più lo suscitano le speculazioni linguistiche sul nome della Galilea, che nella sua radice richiama la radice gal ricorrente nel mondo celtico per designare terre e popolazioni. Certamente la presenza di popolazioni non semite nel Medio Oriente antico è attestata e meriterebbe ulteriori approfondimenti, peraltro non facilissimi perché le relative ricerche si scontrano con gli evidenti interessi politici delle potenze dominanti nell’area. Da qui a riscrivere la biografia di Yehosua da Nazareth per farne un «ariano», tuttavia, ce ne passa.
Un libro come Ellenismo e cristianesimo resta non di meno interessante come capitolo della storia delle idee, nella misura in cui esprime, come detto, una tensione spirituale più volta manifestatasi nel corso dei secoli e volta alla annessione culturale di un patrimonio religioso avvertito come affine ed estraneo allo stesso tempo.
L’accuratezza filologica, però, è un’altra cosa.