La guerra sotto analisi
a cura di Ninni Raimondi
Il mese di novembre è stato dominato da due avvenimenti importanti: gli attacchi terroristi a Parigi e la dichiarazione ufficiale della Russia che il volo Kogalymavia 9268 è stato davvero distrutto da una bomba
Per prima cosa vorrei sottolineare che, contrariamente a tante previsioni sul fatto che i Russi, gli Egiziani e gli altri paesi coinvolti avrebbero mentito e nascosto la natura dell’attacco, ciò non è successo. Sia i Russi sia gli Egiziani sono stati aperti ed onesti in questa occasione, fin dai primi giorni. C’è una lezione da trarne: mentre alcuni politici hanno con tutta evidenza smarrito la capacità di dire la verità anche quando vogliono, altri non si comportano così. Mentre la menzogna è la regola per la maggior parte (tutti?) degli Stati occidentali (sottomessi all’Impero), non è altrettanto per gli altri. È semplicemente falso supporre che la Russia sia una sorta di anti-USA e che il Cremlino porti avanti una politica sistematica di inganno come la Casa Bianca. Nella misura in cui la Russia può essere considerata come anti-USA, essa deve assolutamente comportarsi in modo diverso.
In primo luogo,
e ciò potrebbe sembrare irrazionale, è innegabile che Daesh abbia fatto tutto quanto in suo potere per provocare rappresaglie; non solo ha immediatamente rivendicato l’abbattimento del volo 9268, ma ha anche gli attacchi di Parigi ed ha perfino minacciato altri attacchi, anche contro gli Stati Uniti. Anche questo potrà sembrare francamente bizzarro, ma Daesh sembra fare di tutto per provocare la formazione di una larga coalizione multinazionale per distruggerla. Noi dovremo ricordare questo ogni qualvolta analizziamo le misure di ritorsione intraprese dalla Russia, dalla Francia e da altri.
In terzo luogo, benché sia troppo presto per dire se gli attacchi in Francia siano stati un complotto, è logico considerare almeno questa ipotesi come probabile, se non molto probabile. Personalmente non amo le conclusioni affrettate e preferirei attendere di saperne di più per pronunciarmi. Ma, allo stato, che si sia trattato di un attacco reale o sotto false bandiere, non fa molta differenza. Perché? Perché, sia che lo Stato profondo francese ne sia complice/colpevole, sia che il governo sia invece del tutto incompetente, l’azione è nella reazione – vale a dire che i Francesi sono coinvolti con proprie operazioni militari in Siria e le portano avanti in partnership coi Russi. Dunque, per il momento, io propongo di concentrarsi su questo punto.
Ma prima di tutto occupiamoci degli sviluppi davvero importanti.
La Russia intensifica le operazioni anti-Daesh in modo spettacolare
E' già stata avanzata una prima valutazione dei fatti, ma l’intensificarsi spettacolare degli attacchi russi contro Daesh è sufficientemente importante per farne l’oggetto di una analisi più dettagliata.
Per prima cosa,
in termini puramente militari, quanto hanno fatto i Russi è, nello stesso tempo, prevedibile e altamente significativo.
Il piccolo contingente russo di stanza nella base aerea di Khmeimim, a Laodicea, per quanto sorprendentemente qualificato e francamente eroico, era semplicemente troppo debole per arrecare veri danni a Daesh. Ricordate che la Russia non dispone di una proiezione di potenza come gli Stati Uniti e che, nonostante ciò, i Russi sono riusciti in tempo record a realizzare un aeroporto completo in grado di supportare operazioni notturne e diurne, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, di una cinquantina di aerei. E lo ha fatto senza che l’Impero riuscisse ad ottenere alcuna informazione valida su quanto stavano facendo. Quando finalmente l’Impero ha capito che cosa avevano fatto i Russi, era già troppo tardi per fermarli. In termini di organizzazione e di logistica, è stata una operazione assolutamente brillante e coloro che l’hanno organizzata meritano certamente una medaglia e una promozione. Ricordo questo per sottolineare che era probabilmente impossibile organizzare una forza più grande. Già adesso la base aerea di Khmeimim è satura e il flusso di aerei supplementari aggraverà ancora di più la situazione, già assai difficile. È perciò che ho previsto che si sarebbero dovuti far partire da altre basi degli aerei a lungo raggio di azione, almeno come soluzione temporanea, fino alla costruzione di un aeroporto Khmeimim 2, o all’acquisizione di un’altra o altre basi (forse in Iran). Il risultato è il seguente: bombardamenti o meno, i Russi non avevano altra scelta se non impegnare apparecchi a lungo raggio di azione.
In secondo luogo,
ed è importante, i Russi hanno deciso che l’aviazione a lungo raggio d’azione non incontra alcun limite di ordine logistico; le forze che questa volta hanno dislocato sono importante e potenti: non solo altri 37 aerei hanno potenziato la forza russa in Siria (oltre al formidabile SU-34, anche altri otto apparecchi verranno ad aggiungersi ai quattro già presenti, per raggiungere il numero di 12 in tutto), ma 25 bombardieri di lunga portata sono attualmente impiegati a tempo pieno nello sforzo russo, ivi compresi dei Tu-22M3, Tu-95MC e Tu-160. Attualmente si tratta di un grosso randello.
Anche i vecchi Tu-95MC e Tu-22M3 sono versioni perfettamente ammodernate con eccellenti fusoliere, in grado di sparare in qualsiasi condizione metereologica molte potentissime e precisissime munizioni, comprese bombe convenzionali e missili da crociera strategici. In altri termini la Russia ha almeno raddoppiato le sue forze in Siria, e le ha più che raddoppiate se si calcolino anche i bombardieri a lunga portata. Partiti con l’impiego di una piccola forza, il contingente dell’aviazione russa supera attualmente quanto i Francesi trasportano sulla portaerei Charles De Gaulle e quanto l’Impero ha impegnato fino ad ora. Dobbiamo adesso attenderci che la logistica, le comunicazioni e le infrastrutture di Daesh subiranno maggiori danni. E proprio per essere certi di fare male nei punti giusti, i Russi hanno cominciato i loro attacchi di lunga portata con attacchi alle installazioni di trattamento del petrolio e alle reti di distribuzione, compresi i depositi, i camion cisterna, le stazioni di rifornimento, ecc.
I bombardieri a lungo raggio d’azione russi non aggraveranno la situazione dei combattenti di Daesh in prima linea, ma i loro attacchi contro le infrastrutture consentirà agli elicotteri russi e agli SU-25, attualmente impegnati in tali missioni, di rafforzare il loro impegno nell’aiuto ravvicinato all’esercito siriano sul campo (fino ad oggi, questo compito era svolto principalmente dall’aviazione siriana, che però non è in grado di effettuare voli notturni). Credo anche che si moltiplicheranno le missioni dei SU-24 e dei SU-34 di attacco sul fronte, per fornire ai Siriani la necessaria potenza di fuoco. Risultato: i Russi hanno stavolta tirato fuori il “bastone grosso”, Daesh soffrirà davvero. Ma ricordate che è esattamente quello che Daesh vuole.
In terzo luogo,
il Cremlino ha fatto un lavoro eccellente per vendere al pubblico questo incremento spettacolare del ritmo e dell’intensità delle operazioni in Siria. I sondaggi mostrano che la maggioranza dei Russi lo approva incondizionatamente. Da miei contatti personali, tuttavia, ho compreso che lo approva sì, ma comincia a considerarla una posizione scomoda. Non può negarsi che attualmente la Russia soffra di quel che mi piace definire un ampliamento del suo mandato: dopo esservi andata per aiutare i Siriani e combattere i folli takfiri lontano dal paese invece che al suo interno, la Russia promette adesso di punire l’assassinio dei suoi concittadini. Putin l’ha dichiarato in termini assai chiari, quando ha detto che si farà ricorso alle forze armate e ai servizi speciali per dare la caccia agli autori di questa atrocità. Ha detto: “Noi troveremo e puniremo questi criminali. E lo faremo senza termini di prescrizione. Individueremo tutti i loro nomi. Li braccheremo dovunque si nascondano. Li troveremo in qualsiasi luogo del pianeta abbiano scelto come rifugio e li puniremo” (…)
Ha anche aggiunto un avvertimento nello stile Dobelyou (Bush figlio), che chiunque li sostenga o li protegga dovrà assumersene pienamente la responsabilità
“Chiunque tenti di prestare assistenza a questi criminali deve sapere che le conseguenze di tale protezione ricadranno interamente sul suo capo”.
Ricordate che l’ultima volta che Putin ha fatto un simile avvertimento, è stato nel 1999, quando promise che la Russia avrebbe braccato i wahhabiti ceceni dovunque, “perfino nei cessi (sic)”, e li avrebbe uccisi tutti.
In quell’occasione Putin ricorse ad una espressione gergale russa piuttosto vivace, Mochit, che si può tradurre molto liberamente in “Facciamoli secchi” (o anche in “fottiamoli tutti”). Quello che meno si ricorda è che i Russi hanno poi esattamente fatto questo: hanno cioè ucciso tutti i leader insurrezionali takfiri, ivi compresi Baraev, Dudaev, Maskhadov, Iandarbiev, Hattab, Raduev, Basaev e molti, molti altri. Alcune di queste esecuzioni sono state eseguite alla bell’e meglio (Iandarbiev), altre sono state straordinarie (Dudaev, Hattab). Ma Putin li ha avuti tutti. Oggi Putin ha lanciato la stessa minaccia, per quanto in termini più diplomatici. E dal momento che la maggior parte dei Russi è d’accordo con Putin, e sa che non fa minacce a vuoto, essi comprendono, di colpo, che una piccola operazione militare locale si è trasformata in una caccia ai terroristi potenzialmente mondiale. Considerando come gli Stati Uniti hanno mal gestito il dopo 11 settembre, vi sono molte buone ragioni per inquietarsi. Ma vorrei anche aggiungere che la maggioranza dei Russi è ben consapevole che Putin e Dobelyou giocano in campi diversi e che, mentre gli Stati Uniti sembrano cronicamente incapaci di fare qualcosa di corretto, “la Russia non inizia le guerre - le conclude” (secondo un’espressione molto in voga in Russia). Risultato: io credo che i Russi non ripeteranno gli errori commessi dagli incoscienti neocon statunitensi e che la caccia ai capi di Daesh è cominciata.
In quarto luogo.
Si apre un grave problema politico, in relazione al quale sono molto perplesso. Tutti in Russia sanno che il Qatar è il principale finanziatore del terrorismo in Siria e in Egitto. In qual modo il Cremlino intende conciliare questa consapevolezza con la promessa fatta pubblicamente di voler punire tutti i responsabili dell’uccisione dei 224 Russi (morti nella distruzione dell’aereo sul Sinai), come tutti ritengono? Tenuto conto che il Qatar è soprattutto una gigantesca base statunitense, non c’è modo di colpirlo senza toccare il CENTCOM (United States Central command – Comando centrale degli Stati Uniti). Nello stesso tempo i Russi potrebbero risolutamente dare la caccia e uccidere alcuni selezionati responsabili qatariani che potrebbero restare vittima di qualche “incidente”. Quello che è certo, è che il Servizio di informazione estera russo (SVR) dispone di gruppi capaci di simili azioni (Zaslon, Vympel), non altrimenti la Direzione generale di intelligence dello stato maggiore (GRU), che ha disposizione gruppi di agenti Spetsnaz GRU e unità di forze operative speciali SSO capaci di realizzare simili interventi. Per meglio dissimulare la provenienza di tali rappresaglie (ammesso che lo si voglia dissimulare), i Russi potrebbero anche servirsi dei loro profondi rapporti con la mafia russa (una gran parte dei suoi elementi è costituito da ex dei servizi segreti, soprattutto di rango intermedio) per subappaltare tale operazioni. Qualunque scelta il Cremlino deciderà di fare, io non riuscirei a dormire se fossi un responsabile qatariano coinvolto nell’attentato. Risultato: Putin ha fatto una questione di onore personale della punizione di ognuno di quei bastardi, a prescindere da dove vengano e di chi siano, e io credo fermamente che rispetterà effettivamente la promessa.
In quinto luogo.
Ci sono altri paesi, oltre al Qatar, che co-finanziano largamente Daesh. Si tratta della Turchia (e, per estensione, la NATO), l’Arabia Saudita e anche l’Ucraina. Potenzialmente tutti potrebbero diventare bersaglio delle rappresaglie russe (qualsiasi forma esse assumano). Vi sono infine tutte le istituzioni finanziarie occidentali che forniscono a Daesh dei servizi essenziali, molte delle quali sono coinvolte nell’esportazione del petrolio proveniente dal territorio controllato dal gruppo terrorista, e nell’importazione di armamenti moderni (soprattutto fabbricati negli Stati Uniti) sul suo territorio. La lista è lunga e il fatto che i Russi abbiano ora apertamente minacciato una lunga lista di potenti entità costituisce certamente una spinta spettacolare nel coinvolgimento russo in questa guerra.
In sesto luogo.
Come in ogni escalation, sono molto accresciute le poste e i rischi per la Russia. Il termine è oramai ufficialmente passato dai “circa tre mesi” a “tutto il tempo che sarà necessario”, l’importanza e la natura delle forze impegnate mette in gioco il prestigio politico della Russia e tutto quello che abbiamo detto sopra fa della Russia un obiettivo prioritario per le rappresaglie di Daesh, all’interno e all’esterno del suo territorio. Oggi, Putin ha ufficialmente dichiarato di avere ordinato ai servizi speciali russi di eliminare coloro che hanno fatto esplodere l’aereo russo, e il ricorso a una sorta di “stivali sul campo”, anche se si tratta di “stivali speciali”, diventa molto più probabile. Per qualcuno come me, da sempre assai riluttante a ricorrere alle forze armate, risulta inquietante la velocità con cui la Russia si è fatta trascinare nella guerra di Siria, senza che io possa intravvedere una qualche strategia di uscita, almeno in un prevedibile futuro. Personalmente, non credo che i Russi invieranno truppe, ma non si è assolutamente certi che l’ipotesi sia da escludere. Eventi al momento imprevedibili potrebbero ben costringerla.
Segue